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Il vocabolario di Angy = Angylario

 

Manga:

 

è un termine giapponese che indica i fumetti in generale, mentre nel resto del mondo può essere usato per indicare solo i fumetti giapponesi. In Giappone i manga non rappresentano un genere o uno stile in particolare, ma sono chiamati così i fumetti di qualsiasi target, tematica ed anche nazionalità.

Il fumetto giapponese include opere in una grande varietà di generi, come avventura, romantico, sportivo, storico, commedia, fantascienza, fantasy, giallo, horror ed erotico. A partire dagli anni cinquanta il manga è diventato uno dei settori principali nell'industria editoriale giapponese, con un mercato di 406 miliardi di yen nel 2007 e 420 miliardi nel 2009. Benché nata in Giappone, questa forma di intrattenimento è stata esportata e tradotta in tutto il mondo, con una platea internazionale molto nutrita. In Europa e in Medio Oriente il volume di mercato si attesta sui 250 milioni di dollari[8], mentre in Nord America nel 2008 era stimato sui 175 milioni.

Sono principalmente stampati in bianco e nero, ma non mancano pubblicazioni totalmente a colori[9]. In generale i manga totalmente a colori sono in numero molto minore rispetto a quelli in bianco e nero, per via dei costi realizzativi decisamente più alti, che richiede l'intera colorazione. In Giappone sono tipicamente serializzate su riviste dedicate, contenenti più storie, ognuna delle quali viene presentata con un singolo capitolo per poi essere ripresa nel numero successivo. Se una serie ha successo, i capitoli possono essere raccolti e ristampati in volumi tankōbone la serie può ricevere un adattamento animato dopo o addirittura durante la sua pubblicazione. Gli autori di manga (mangaka, in lingua giapponese) lavorano tradizionalmente con assistenti nei loro studi e sono associati con un editore per la pubblicazione delle loro opere.

 

Mangaka:

Mangaka (漫画家?) è una parola giapponese che indica un autore di fumetti. In Occidente la parola viene generalmente utilizzata per indicare una persona autrice dei tipici fumetti giapponesi(manga).

 

OAV:

Original anime video (オリジナル・アニメビデオ Orijinaru animebideo?, lett. "video anime originale"), spesso abbreviato in OAV o detto anche "original video animation" (オリジナル・ビデオ・アニメーション orijinaru bideo animēshon?, lett. "video d'animazione originale", OVA), è un'espressione giapponese che designa produzioni anime pubblicate direttamente per il mercato home video senza prima essere state trasmesse in televisione o proiettate nei cinema.[1] In generale gli OAV tendono ad essere caratterizzati da un'elevata qualità tecnica, paragonabile in alcuni casi a quella dei film. In Giappone, l'acronimo originario OAV è stato gradualmente sostituito con l'equivalente OVA, in quanto OAV può essere spesso confuso con gli "adult video" (アダルトビデオadarutobideo?, lett. "video per adulti", AV). Recentemente, poi, si parla anche di "original animation DVD" (オリジナル・アニメーション・DVD orijinaru animēshon DVD?, OAD) con riferimento ad anime pubblicati solo su DVD e venduti in abbinamento con le edizioni speciali del manga da cui sono tratti, ovvero di episodi di anime televisivi non trasmessi e pubblicati solo nell'edizione home video della serie.

 

Anime:

Anime (アニメ? /anime/ ascolta[?·info]), dall'abbreviazione di animēshon (traslitterazione giapponese della parola inglese animation, "animazione"), è unneologismo con cui in Giappone, a partire dalla fine degli anni settanta del XX secolo, si indicano l'animazione ed i film d'animazione (giapponesi e non), fino ad allora chiamati dōga eiga (動画 映画,? film animato) o manga eiga (漫画 映画,? film di fumetti), mentre in Occidente viene comunemente utilizzato per indicare le opere di animazione di produzione giapponese,[comprese quelle precedenti l'esordio del lemma stesso.

 

Le origini degli anime:

l principio della storia dell'animazione giapponese può farsi risalire già alla fine del periodo Edo, quando alcuni pittori presero a riprodurre dettagliatamente sequenze di movimenti, come nel caso delle danze orientali disegnate da Katsushika Hokusai, ed in Giappone comparve l'utsushie (写し絵?), una sorta di variante della lanterna magica. Tuttavia, i veri pionieri dell'animazione giapponese, colpiti dalle prime opere occidentali arrivate nel Sol Levante, furono il pittore Seitaro Kitayama, ed i vignettisti Oten Shimokawa e Jun'ichi Kōchi.

 

Immagine da Saru to kani no kassen ("La sfida tra la scimmia e il granchio") di Seitaro Kitayama, 1917

Basandosi su soggetti tradizionali, nel 1914 furono proprio loro ad iniziare a sperimentare, ognuno autonomamente, alcune tecniche di animazione rudimentali come ad esempio fotografare in sequenza disegni realizzati col gesso su una lavagna. Nel 1917, a pochi mesi l'uno dall'altro, furono presentati diversi filmati d'animazione frutto della loro fatica, all'epoca chiamati senga eiga (腺画 映画,? film di linee). Il primo a partire pare sia stato, nel 1916, Seitaro Kitayama con Saru to kani no kassen (サルとカニの合戦?), prodotto dalla Nikkatsu Uzumasa, anche se ad essere proiettato per primo fu Imokawa Mukuzo genkanban no maki (芋川椋三玄関番の巻?) di Oten Shimokawa nel marzo del 1917, seguito a maggio dall'opera di Kitayama e a giugno da Hanawa hekonai meitō no maki (塙凹内名刀之巻?) di Jun'ichi Kōchi, che introdusse per la prima volta l'uso delle sfumature di grigio per le ombre. Del 1918 è inveceMomotarō (桃太郎?), ancora di Kitayama, proiettato con successo anche in Francia. Certamente da menzionare tra i pionieri pure Sanae Yamamoto, che nel 1925 realizzò il cortometraggio Ubasute yama (姥捨て山?), e Noburo Ofuji, autore nel 1927 di Kujira (くじら?), realizzato con una tecnica innovativa che conferiva maggiore fluidità ai movimenti rispetto al passato, e primo senga eiga ad essere importato e distribuito in Unione Sovietica. In particolare, Ofuji utilizzò una tradizionale carta semitrasparente (千代紙, chiyogami?) su cui disegnò le silhouette dei personaggi, con risultati di maggiore suggestione nelle trasparenze e nelle ombre.

 

Immagine da Chikara to onna no yononaka ("Quello che conta al mondo sono la forza e le donne") di Kenzo Masaoka, 1932

Nel 1932 vide quindi la luce la prima produzione con il sonoro parlato, Chikara to onna no yononaka (力と女の世の中?) di Kenzo Masaoka, che però non reggeva ancora il confronto con le coeve produzioni americane.[13] Proprio negli anni trenta, tuttavia, la politica espansionistica e nazionalista del Governo giapponese prese ad imporre uno stretto controllo sull'industria cinematografica e, conseguentemente, anche la produzione di animazione, caratterizzata da una cronica carenza di fondi, venne incoraggiata e finanziata soprattutto come strumento di propaganda e valorizzazione della cultura nipponica. E così il primo lungometraggio animato giapponese, Momotarō umi no shinpei (桃太郎 海の神兵?) di Mitsuyo Seo, venne prodotto nel 1943 con fondi della Marina imperiale per raccontare la storia patriottica di Momotaro, che con il suo esercito di animali antropomorfi pone sotto assedio e conquista una base navale nemica in Nuova Guinea. Complessivamente, tra il 1917 ed il 1945 furono realizzati almeno 400 filmati d'animazione, dei quali, tra terremoti, bombardamenti e censura governativa, è rimasto ben poco.

Il dopoguerra

Finita la seconda guerra mondiale, la situazione dell'animazione giapponese mutò radicalmente, nel senso che la grave crisi economica conseguente rese molto difficile l'impegno di risorse nel settore. Ci vollero diversi anni perché l'attività riprendesse in modo costante, e la produzione che segnò l'inizio vero e proprio della «nuova era dell'animazione nipponica» fu anche il primo lungometraggio animato a colori, nonché primo della neonata Toei Dōga: si tratta di La leggenda del serpente bianco (白蛇伝 Hakujaden?) di Taiji Yabushita (cofondatore della Toei insieme a Sanae Yamamoto), realizzato nel 1958 e distribuito anche in Occidente (in Italia con il titolo "La leggenda del serpente bianco"). Ad esso seguirono numerosi altri lungometraggi prodotti dalla Toei, tra i quali Shōnen Sarutobi Sasuke (少年猿飛佐助?) nel 1959, nonché Saiyuki (最遊記?) tratto da un manga di Osamu Tezuka nel 1960, Anju to Zushiōmaru (安寿と厨子王丸?) nello stesso anno, e Arabian nights - Sindbad no boken (アラビアンナイト シンドバッドの冒険?) nel1962, questi ultimi pure distribuiti in Occidente.

 

 

 

 

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